Svegliarsi alle 5 del mattino può essere traumatico, se non si sta partendo per New York.
Ma, guarda a volte il caso, avevo giusto un aereo da prendere.

Quando ho aperto la porta della mia stanza, cisposa e sbadigliante, Roberta, perfettamente vestita e pimpante, stava giusto finendo di rifare il suo letto. Al momento preferisco non registrare il dato, ma prevedo di dover cambiare il concetto di “vacanza rilassante”.
Alle 5.30 caricavamo la macchina di due valigie, due borse, due piumini e un sacco della spazzatura contenente i rifiuti casalinghi di alcuni giorni, compresa la sabbia sporca dei gatti.
Una volta entrate in autostrada ho realizzato di non averlo depositato, come da logiche e ottime intenzioni, nel cassonetto di Genova Quinto al mare.

All’autogrill di Ceriale Nord, due donne, contando sul buio, sono riuscite a far entrare, a pezzi, un sacco della spazzatura non propriamente destinato al bidoncino del posteggio, sotto lo sguardo perplesso di svariati camionisti, unica popolazione attiva a quell’ora negli autogrill.
Già che eravamo lì ed erano le 6.30, ci siamo concesse una colazione con spremuta e muffin, sempre sotto gli sguardi, stavolta incuriositi, di una quindicina di camionisti (la presenza dei quali ha inibito il recupero del pezzo di muffin al cioccolato che mi è incidentalmente caduto nella scollatura).
Non mi soffermo sulla gente apparentemente morta posizionata nelle macchine posteggiate di fianco alla nostra, non voglio entrare in loschi giri da mercato d’organi.

Alle 7.45 eravamo all’aeroporto di Nizza, alle 7.50 individuavamo il P7, ossia il posteggio più idoneo (come avevamo studiato attentamente sul sito). Alle 7.51 scoprivamo che quel phottuto posteggio è riservato a chi ha prenotato e ci mettevamo alla ricerca del P8, la nostra seconda valida alternativa. Del resto i posteggi erano segnalati con estrema chiarezza. Tutti. Tranne il P8.
Alle 8.20 posteggiavamo nel P8, salivamo sulla navetta, scendevamo al Terminal 2 e individuavamo l’omino che fascia le valigie col quale ho intavolato una simpatica chiacchierata mentre metteva il domopack rosso ai nostri bagagli: è marocchino, ha la fidanzata italiana ed è già stato a Roma, Venezia e Firenze. Viste anch’io tre città del Marocco e sul pareggio ci siamo salutati con allegria.

A parte la mia evidente faccia da delinquente che mi è valsa un doppio controllo nel tunnel per salire sull’aereo (Lombroso sapeva distinguere il sonno dalle cattive intenzioni, dilettanti!) abbiamo finalmente conquistato i nostri posti, ci siamo simultaneamente messe il girocollo gonfiabile, coperte con la copertina e posizionato il cuscino dietro la schiena. Imbarazzanti.
Se non fosse per il fatto che io mi sono divertita a raccontare a Ro, eufemisticamente agitata dal volo, dell’aereo che dovevo prendere nel ’96 e che è scoppiato in aria appena decollato da New York, l’immagine sarebbe stata davvero tristanzuola.
Cosa non si fa per tenere alta la tirella.

Su quattro film proiettati abbiamo visto il primo, Ritorno dal pianeta delle scimmie, odiando chi sceglie i film da proiettare in volo, poi il secondo, I pinguini di Mr. Popper, trovando conferma al fatto che avevamo fatto bene a non prenderlo neanche in considerazione quand’era uscito al cinema, il terzo non so quale fosse perché mi sono addormentata, il quarto l’ho guardato distrattamente senza auricolare continuando a pensare a quanto assomigliasse quell’attore a Johnny Depp, se fosse stato meno bolso lo avrei sicuramente scambiato per lui ma il film sembrava così noioso anche solo guardando le figure che ho preferito leggere. Era The Tourist ed era Johnny Depp.

Al momento sto scrivendo a diecimila miglia di altitudine, che vuol dire molto in alto, e siamo sopra l’Irlanda (ciao Fra!), ora prevista di arrivo a New York 14.30 (ora locale) ossia perfettamente in tempo per godersi un ameno pomeriggio di passeggio perlustrativo.

Bye!

PS
Nel frattempo sono arrivata a New York.

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